“A che punto è l’elaborazione del P.E.B.A. (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche)”


Interrogazione presentata ieri dai consiglieri comunali Movimento 5 Stelle – Fano, Giovanni Fontana, Marta Ruggeri ed Hadar Omiccioli

PREMESSO CHE

 In data 22 Marzo 2017, il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle ha protocollato una mozione con la quale si chiedeva al consiglio comunale di impegnare il Sindaco e la Giunta a:

  • Ad avviare immediatamente ogni attività necessaria a giungere all’adozione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA);
  • A destinare una parte dei proventi annuali derivanti dai permessi di costruire e dalle sanzioni in materia urbanistica ed edilizia alla realizzazione di interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • Inoltre di inserire, nei vari regolamenti, tra gli obblighi degli esercenti che iniziano una nuova attività commerciale, quello di avere idonei accesi privi di barriere architettoniche, anche attraverso soluzioni mobili o temporanee la cui presenza deve essere comunque segnalata al pubblico verso l’esterno
  • In data 27 Aprile 2017, il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione in parola;

INTERROGANO IL SINDACO PER SAPERE

Se gli Uffici preposti hanno iniziato l’analisi e lo studio del P.E.B.A. (Piano di Eliminazione delle Barriere architettoniche);

A che punto sono le variazioni dei regolamenti del commercio per obbligare chi inizia una nuova attività ad eliminare qualsiasi barriera  Infine se sono già state accantonate delle somme derivanti dai permessi di costruire e di eventuali sanzioni in materia urbanistica ed edilizia per poter eventualmente effettuare già alcuni interventi anticipando anche l’elaborazione definitiva del P.E.B.A.-.

 

Nella stessa seduta è stata presentata anche un’altra interrogazione per sollecitare l’azienda Aset S.p.A. ad adottare ed implementare un servizio, per i cittadini che lo desiderino, di invio fatture via posta elettronica, previa registrazione presso il sito internet dell’azienda stessa.

Con i risparmi ottenuti, costituire un fondo di solidarietà da utilizzare per garantire il diritto all’acqua, nella quantità raccomandata dall’OMS (50 litri giornalieri a testa per l’alimentazione e l’igiene personale), ai cittadini incolpevolmente morosi

 

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