NO all’OSPEDALE UNICO. SI’ alla RETE PROVINCIALE
Il patetico braccio di ferro tra sindaci sul sito del nuovo ospedale è solo l’ultimo capitolo di una fiction condotta sulla pelle dei cittadini. Invece di preoccuparsi del precario stato di salute dei servizi sanitari della nostra provincia, a partire dallo svuotamento di contenuti e professionalità dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord – sono ormai diversi i medici di valore che stanno abbandonando la struttura – e dalla confusione sul destino delle strutture ospedaliere dell’entroterra, assistiamo quotidianamente allo spettacolo penoso di amministratori (di destra e di sinistra) che un giorno si e uno no si schierano pro o contro le scelte dei grandi capi del PD in lotta tra loro per le postazioni di comando. È il copione della solita “guerra tra poveri” mentre la Regione, ignorando i quadri epidemiologici e i bisogni di salute dei nostri territori, continua a tenere ai margini la Provincia di Pesaro e Urbino (ultima per posti letto) dalla pianificazione regionale e dalla destinazione delle risorse, riservate in prevalenza all’Azienda Ospedaliera Torrette-Umberto Idi Ancona, anche grazie al “mostro giuridico” creato dieci anni fa: l’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR).
È ora di dire basta a questo balletto disgustoso, ristabilendo alcune verità elementari e contrastando con forza il fallimento delle politiche regionali (e la complicità delle istituzioni locali con la gestione della sanità marchigiana) per tornare a un rapporto reale tra servizi sanitari e territori! Il problema è alla radice; in questa situazione confusa la premessa a una risposta efficace dei servizi ai bisogni di salute sta nell’avvio di sistemi sanitari provinciali attraverso la soppressione dell’ASUR e la costituzione di cinque ASL(dotate di personalità giuridica), una per ogni provincia marchigiana, nelle quali saggiamente collocare le strutture ospedaliere. Il Partito Comunista italiano ritiene che, nel caso della nostra provincia, sia necessario restituire i servizi ospedalieri ad un rapporto virtuoso con territori e comunità locali senza costruire nuovi ospedali nel quadro di un nuovo sistema provinciale integrato a rete tra strutture grandi e piccole dove i percorsi appropriati – prevenzione/cura/riabilitazione – previsti dalla prima riforma sanitaria – la legge 833/1978, a tutt’oggi l’unica riforma rigorosa e credibile varata in materia dal Parlamento – possano svilupparsi “in verticale” con l’integrazione tra servizi ospedalieri e rispettivi servizi territoriali e “in orizzontale” tra i singoli ospedali da una parte e tra i diversi servizi territoriali dall’altra.