Sgozzato a 17 anni, è stata una trappola. Ucciso per gelosia
Investigatori: ‘Solo ora si rendono conto enormità, delitto da videogame’
Dire un no deciso agli atteggiamento xenofobi o comunque di ostilità nei confronti degli stranieri. E’ quanto emerso durante il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduto dal prefetto Luigi Pizzi, che si è riunito oggi a Sant’Angelo in Vado dopo l’omicidio del 17enne Ismaele Lulli e le reazioni della popolazione al momento dell’arresto di Igli Meta, reo confesso, e del presunto complice Marjo Mema, le cui famiglie risiedono da tempo in zona. Il timore è che possano esplodere tensioni nei piccoli Comuni teatro del delitto.
Pur nell’ambito complessivo di una situazione di buona integrazione degli stranieri con la popolazione locale, ci sono problemi derivanti dalle particolarità delle singole culture, è stato detto durante l’incontro, a cui hanno partecipato i vertici provinciali delle forze di polizia, un gruppo di sindaci dell’Unione Montana “Alta Valle del Metauro”, l’assessore ai Servizi sociali di Urbino e un rappresentante dell’Ufficio scolastico provinciale. Si è concordato di varare progetti di integrazione rivolti non solo ai giovani ma anche alla popolazione adulta straniera, un’attività educativa-culturale per garantire l’acquisizione di principi culturali uniformi. Quanto al disagio giovanile, è stata stabilità la programmazione di attività sociali e culturali volte alla prevenzione di alcolismo e tossicodipendenza, che nelle aree interne della provincia di Pesaro Urbino hanno fatto registrare un sostanziale incremento in questi ultimi anni.
Trovata l’arma del delitto – I carabinieri di Pesaro Urbino, guidati dal col. Antonio Sommese, hanno ritrovato il coltello a serramanico con cui è stato ucciso Ismaele Lulli, il 17enne sgozzato per gelosia da Igli Meta, reo confesso. Era a Sestino, un Comune in provincia di Arezzo a cavallo tra le Marche e la Toscana. A mettere i militari in condizione di recuperare l’arma era stato lo stesso Meta. Recuperato anche l’iPhone di Ismaele, sul greto del fiume Auro a Borgopace. Meta e l’altro giovane finito in carcere con lui, Marjo Mema, 19 anni, si erano disfatti delle prove (indumenti insanguinati, scarpe, nastro adesivo e altro) seminandole in un ‘anello della morte’ di vari chilometri intorno al luogo del delitto, un poggio a San Martino in Serva Nera, comune di Sant’Angelo in Vado
Fermati restano in carcere – Due versioni che collimano, salvo alcuni particolari, uno dei quali particolarmente importante: chi ha inviato ai familiari di Ismaele Lulli, il 17enne sgozzato a Sant’Angelo in Vado, un sms dal cellulare del ragazzo che annunciava l’intenzione di andare “a Milano per cambiare vita”? E’ uno dettagli emersi oggi durante le udienze di convalida dei fermi di Igli Meta, il ventenne albanese che ha confessato di essere l’autore materiale del delitto per gelosia, e di Marjo Mema, il diciannovenne suo amico, anche lui albanese, che avrebbe avuto comunque un ruolo minore, precedente e successivo all’omicidio. Gli arresti sono stati convalidati e due restano in carcere.