STRINGIAMCI A COORTE… E’ il momento della verità
Parafrasando il grande Alberto Sordi de Il Marchese del Grillo è proprio il caso di dire ‘Perché noi siamo noi e voi non siete un c…’. Scusate l’accenno di volgarità ma quando ci vuole ci vuole. E sì, ché allorquando Re Davide (al secolo Borrelli, che non ci stupiremmo iniziasse anche a camminare sulle acque) ha messo alla sua maniera il sigillo al derby, seppellendo le risorgenti smanie vissine, è apparso chiaro che esiste una precisa gerarchia tra chi vola dove osano le aquile e chi, prigioniero della sua modestia, viaggia invece rasoterra, venendo puntualmente ricondotto alla brusca realtà ogni volta che squilla la tromba della sfida più sentita. Superiorità forse scritta nelle stelle. Di sicuro sancita sul campo, sugli spalti e anche fuori. Perché non c’è Rossini che tenga di fronte a duemila anni di storia, uno stuolo di personaggi illustri (non li citiamo per carità di patria) ed un patrimonio artistico e culturale (anche il Carnevale certo, che i cugini non digeriscono forse perché…sa di cetriolo) che parlano da soli. Ribadito dunque a chiare lettere chi comanda e sperando che la nuova, ennesima vittoria serva a regalare orgoglio civico pure a chi ci governa e deve prendere decisioni epocali per il futuro di Fano, veniamo al redde rationem che bussa alle porte. Quando il destino chiama occorre rispondere presente. E farlo tutti, senza distinzioni. Non sono ammessi tentennamenti o distinguo e ogni riferimento alle vicende che stanno patendo gli ultras è puramente voluto. E’ un dato di fatto che qualcuno (nomi e cognomi li conoscete benissimo) si stia accanendo contro la curva, fino a prova contraria rea di nulla, dal momento che la responsabilità degli episodi di violenza (già, ma di chi?) accaduti dal match con il Venezia in qua chiamano in causa la pessima gestione dell’ordine pubblico. E’ altrettanto incontrovertibile che in attesa che la magistratura faccia il suo corso e prosciolga tutti per insussistenza dei fatti (siamo in democrazia perbacco, non in un regime poliziesco) ai diffidati (pensate, ad oggi fanno la bellezza di ventotto persone, neanche fossero feroci hooligans albionci del buon tempo antico) vada la nostra solidarietà e debba andare anche quella di tutta la tifoseria. Ma arrendersi non è da uomini, disertare (pure per una nobile causa) non è da ultrà. Anzi, proprio questo è il momento di reagire alla censurabile repressione. E il modo è semplice: per ogni daspato si radunino cinque ragazzini da iniziare alla vita di curva. Fin da Domenica prossima. Quando serviranno cuore e voce. Da trasmettere poderosamente sul rettangolo di gioco. Per conquistare tutti insieme quella sporca ultima meta.